“Un popolo non può guardare al proprio futuro senza aver sempre ben presenti le proprie origini ed il proprio passato. Conservare e garantire la memoria storica della propria terra riteniamo sia un dovere per tutti coloro che hanno responsabilità civili ed amministrative. Questo è un patrimonio di cultura che è necessario trasmettere, di generazione in generazione, garantendone la fruibilità”.
Beppe Ballauri, presidente G.A.L.Mongioie
In questa frase chiave, che riassume lo spirito concreto del G.A.L. Mongioie, sono contenuti tre principi fondamentali del suo programma di sviluppo socioeconomico, basato su progetti finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione di storia, architettura ambiente, natura, produzioni e qualità della vita. Fin dall’inizio del suo operare, nel gennaio del 1998, il G.A.L. Mongioie ha scelto il simbolo delle “radici” come un emblema della sua presenza sul territorio. Il passato e la storia, intese come l’essenza vera, non artefatta, di una realtà che non deve dimenticare i suoi trascorsi perché da essi può trarre in continuazione nuova linfa, nuovi impulsi, ottime ragioni per camminare incontro al futuro.
Così, per una fortunata coincidenza, che ha segnato ed ancor più segnerà la storia della nostra regione, si è giunti, nel 2001, all’acquisizione del Castello di Mombasiglio voluto non come sterile monumento della memoria, ma simbolo e segno dell’ottimismo di chi crede nel territorio e su di esso ha scommesso. Il G.A.L. Mongioie, nel restituire al proprio territorio l’antico Castello, con il progetto del suo riutilizzo ha espresso la volontà di istituire il Museo Bonaparte, alla luce di alcune importanti considerazioni.
I paesi e le vallate del G.A.L. Mongioie, nell’aprile del 1796, sono stati teatro oltre che protagonisti degli eventi della Prima Campagna d’Italia del Generale Bonaparte e l’esito di quelle azioni militari fu favorevole al suo genio militare, spalancandogli le porte della Storia. Inutile ricordare che proprio i combattimenti della Pedaggera, della Bicocca, di San Michele e del Bricchetto, con la caduta di Mondovì, sono stati, per Bonaparte, i fatti d’arme fondamentali e determinanti per diventare Napoleone Imperatore. Su queste terre si è conclusa la prima fase della Prima Campagna d’Italia, con il successo di un personaggio che sulle colline delle nostre valli e nei nostri villaggi ha cominciato a segnare la Storia Universale ed a gestire i destini di mezza Europa.
Ci sentiamo inoltre, con giusto orgoglio, in dovere di ricordare i tanti atti di eroismo di valorosi, tenaci comandanti e soldati delle truppe piemontesi che, tradite purtroppo dall’alleato Austriaco, persero il conflitto ma mai l’onore militare.
Da Cosseria al Bricchetto molti sono i momenti in cui il valore dei Piemontesi, dai fanti leggeri ai granatieri, ai dragoni, guadagnò la più alta gloria. Sicuramente non ultima per importanza, è stata la seduzione dell’arte pittorica di Giuseppe Pietro Bagetti, autore di un unico, vastissimo reportage artistico, eseguito dal vero sui luoghi stessi degli eventi, che consente, a distanza di oltre duecento anni, di avere una minuziosa fotografia delle nostre terre, eseguita dal 1804 al 1807, e di poterla confrontare con lo stato attuale. Bagetti, pittore di battaglie e di paesaggi, artista piemontese, non è ancora sufficientemente conosciuto perla sua grande opera e per il suo eccezionale talento.
Uno stile unico, il suo, dato dai tratti netti e regolari con cui disegna paesi e case, dalle dolci sinuosità dei corsi d’acqua, dalle tante spirali che compongono le nuvole, dalle mosse e tonde linee degli alberi e dei cespugli, dalle nitide tracce delle colline e delle montagne. La natura è sempre il centro ed il teatro assoluto delle sue opere: nuvole, cieli, pianure, montagne, villaggi,disegnati con una estrema ed assoluta precisione, con tutte le varietà delle coltivazioni e delle vegetazioni, con una precisione quasi maniacale anche influenzata dalla topografia militare. Nei suoi paesaggi si evidenzia, per l’uso particolare anche di alcuni colori, l’aspetto romantico delle sue opere. Le opere di Bagetti pongono i soldati e le truppe, pur nella loro precisa evidenza, come soggetti quasi marginali all’opera mentre la natura ed il paesaggio, nella loro perfezione e nel loro equilibrio, sono il soggetto principale. La loro osservazione comporta sempre delle emozioni non da veduta militare.
Su queste considerazioni è nato il Museo Bonaparte. Nel 2004 è stato costituito il primo nucleo museale con l’acquisizione, grazie al contributo della Camera di Commercio di Cuneo, di una preziosa collezione di 44 incisioni in rame, componenti le “Vues des Champs de bataille de Napoléon en Italie di Giuseppe Pietro Bagetti”, provenienti da un castello della Normandia. Su questa opera è iniziato un paziente lavoro teso a raccogliere nelle sale documenti, reperti, materiale museale specifico, focalizzando l’interesse e la ricerca sulla fase della 1° Campagna d’Italia, durata poco meno di un mese, l’aprile 1796. E si è cominciato a dare vita alle diverse collezioni museali oggi esposte, a quelle delle uniformi, dei soldatini di piombo, dei rari e particolarmente preziosi soldatini “piatti” di stagno, fabbricati a Norimberga nel XIX secolo, dei tanti busti raffiguranti Bonaparte, da Generale a 1° Console, ad Imperatore. Un Museo che è particolarmente vivo ed attento alle occasioni che possono comportare nuove qualificate acquisizioni: come, a fine 2007, quando siamo riusciti ad acquisire, in Belgio, un busto dello scultore Charles Louis Corbet esposto al Salon di Parigi del 1798, particolarmente raro perché ritrae il generale Bonaparte a 29 anni e perché se ne conoscono solo altri quattro esemplari, nei musei di Lille, Nizza, Versailles e Malmaison.
Riteniamo di esser riusciti nell’intento di realizzare il contenuto museale più importante e qualificato sulla prima fase della 1° Campagna d’Italia del 1796 ed è stato per noi una grande soddisfazione raccogliere il plauso ed il sincero apprezzamento che ha riservato al nostro lavoro, Charles Napoléon, presidente dell’Associazione delle città napoleoniche, ultimo discendente del Generale Bonaparte, in occasione della sua visita, il 10 marzo 2007, al Museo Bonaparte ed al Castello di Mombasiglio. In pochi anni il Museo è assurto a testimone autentico di un territorio che ha saputo e voluto valorizzare il passato attraverso una iniziativa culturale, fatta di tanti particolari che hanno adottato come unità di misura l’ostinazione per le cose fatte bene, con metodo e particolare attenzione.
Un risultato raggiunto grazie all’amore per la nostra terra e per la sua storia, alla passione ed all’impegno partecipativo, tutto volontaristico, di tanti amici del Museo Bonaparte che in questi anni hanno contribuito e contribuiscono al suo continuo miglioramento. Abbiamo raggiunto questo ambizioso traguardo anche grazie al Progetto Europeo L.E.A.D.E.R. che ci ha permesso di avere coscienza di quelle opportunità di sviluppo che nel tempo abbiamo potuto percorrere, conquistando risultati che parevano insperati. Anche in questo caso, per il G.A.L. Mongioie, è stata una scommessa fatta con noi stessi e con il territorio al quale ci legano affetto e voglia di guardare avanti, verso orizzonti nuovi ma saldamente ancorati alle nostre radici ed alla nostra storia.